Regia Nave Flavio GioiaRegia Nave Flavio Gioia
Regia Nave Flavio Gioia
Regia Nave Flavio Gioia

“Nei nostri marinai è a notare un gran coraggio e ad un tempo molta franchezza nelle cose di mare, ed è perciò che vanno incontro a vari sinistri marittimi.” (Ruggiero Sigona – Relazioni storiche della città di Pozzallo – 1907)

Regio Decreto 6 agosto 1888, n. 5655 art. 19

“Il primo di gennaio di ciascun anno i sindaci sono in obbligo di far conoscere con espressa notificazione ai giovani che nell’anno incominciante compiono il diciottesimo della loro età, il dovere di farsi inscrivere sulla lista di leva del comune in cui hanno legale domicilio, ed ai loro genitori o tutori l’obbligo che loro è imposto di curarne l’inscrizione.”

Il 2 gennaio gli uffici anagrafici si misero al lavoro per preparare l’elenco dei ragazzi che nel 1891 avrebbero compiuto diciotto anni. A diciotto anni, un ragazzo italiano, non ha ancora raggiunto la “maturità” secondo la legge ma è “abile” per svolgere il servizio militare mettendosi a disposizione di Sua Maestà il Re. Il primo della lista è Giuseppe Poidomani nato il 5 gennaio a cui seguono altri ottantasette maschi dei cento cinquantaquattro nati nel 1873. Il settantottesimo della lista si chiama Corrado Gambuzza, figlio di Giovanni e di Antonina Scollo, nato il 7 giugno.

Le prime lettere partono quasi subito e piano piano la lista di leva del Comune di Pozzallo si riempie.

Il giovane Corrado è inserito nella lista degli equipaggi marittimi della Regia Marina. Parte l’anno successivo a dicembre. Dopo, l’addestramento è destinato su una delle navi militari più importanti.

Saldi nella furia dei venti e degli eventi” – Incrociatore “Flavio Gioia”

L’Ispettore del Genio Navale Carlo Vigna progetta due navi che servono alla Regia Marina Militare per la formazione dei suoi ufficiali.

Per queste due navi, il progettista ha previsto delle soluzioni costruttive innovative unendo la propulsione tradizionale a vela ad un potente apparato motore dotato di otto caldaie in grado di erogare il vapore necessario ad azionare una motrice alternativa a triplice espansione costruita appositamente dall’Ansaldo con una potenza di 4.156 cavalli sufficienti a farle raggiungere una velocità di 14 nodi.

L’incrociatore “Flavio gioia” è la prima delle due unità ad essere costruita. Il cantiere navale di Castellammare di Stabia costruisce la nave in un anno e mezzo dimostrando di avere una capacità organizzativa perfetta e un efficientissimo apparato tecnico.

Dislocamento a pieno carico di 2.751 tonnellate, una lunghezza dalla punta del bompresso fino alla punta dell’asta di poppa di 84,5 metri e una larghezza massima di quasi 13 metri. Scafo interamente in acciaio con una struttura di tipo cellulare per garantire una maggiore protezione sotto la linea di galleggiamento e ponte principale, anch’esso di tipo cellulare, per proteggere i ponti sottostanti dai colpi di artiglieria.

Otto cannoni da 150 mm, tre mitragliatrici Northenfield da 75 mm e due impianti lancia siluri da 335 mm posizionati sul ponte principale, uno per ciascun lato.

Impostata nel mese di dicembre del 1879, la Flavio Gioia è varata il 12 giugno 1881.

Dicembre e giugno. Due mesi che si ripetono nella vita di Corrado.

Marinaio Corrado Gambuzza matricola n. 55227 addetto all’albero di parrocchetto e di trinchetto.

Sono anni impegnativi quelli del servizio militare ma anche un’ottima scuola. Corrado è uno dei 268 uomini che compongono l’equipaggio di Nave Flavio Gioia. Le campagne addestrative per gli allievi dell’Accademia della Marina sono un’ottima palestra e ottimo passaporto per la futura attività lavorativa di Corrado. I ventiquattro mesi di leva terminano a dicembre 1894 e al rientro da Porto Mahon, finalmente, congedo e ritorno a casa. Corrado sa già che avrà poco tempo per riposarsi. Tornare a casa significa prepararsi ad entrare nel mondo del lavoro e “lavoro” per il figlio di un marinaio pozzallese, che ha fatto il militare in Marina ha un solo significato: “mare”. È il 3 dicembre 1894 e sta per iniziare l’ultimo viaggio prima del congedo. Ecco il resoconto del viaggio fatto dal comandante dell’Incrociatore.

REGIA NAVE FLAVIO GIOIA

Rapporto di Navigazione da Cagliari a Port Mahon

A S. E. il Ministro della Marina

Divisione Generale del Servizio Militare

1ª Divisione

Porto Mahon, 8 dicembre 1894.

I sei giorni di permanenza a Cagliari furono utilizzati per esercitare l’equipaggio e gli allievi ad andare con le imbarcazioni a vela ed a remi, come pure si fecero esercizi di bersaglio a tiro ridotto. Inoltre, visto che non si era potuto fare a Spezia se non la sola consegna del materiale subacqueo, feci eseguire un lancio per provare il lancia siluro laterale per verificarne il buon funzionamento.

Il mattino del tre corrente, con vento al Golfo, misi alla vela da Cagliari, ma alle 12 ero già quasi in calma di mare e di vento. Verso le ore 15:00 il marinaro scelto Pittorino Francesco al numero 53373 di matricola, nell’andare a riva con alcuni gabbieri della sua serie, per inferire la vela di strallo di velaccio che s’era riparata, giunto sotto la coffa si lasciò andare e cadde in coperta. Dal rapporto medico risultò che non erasi prodotta nessuna lesione apparente, però lo stato dell’infermo facendo temere commozioni interne, stimai utile di mandare a far provvista di ghiaccio e trovandomi solo a cinque miglia dal porto diedi fondo e mandai una lancia a terra che incaricai pure di fare alla E. V. (Eccellenza Vostra) il telegramma annunciando l’accaduto.

Rimasi ancorato fino al mattino seguente per aspettare se producevansi complicazioni all’ammalato ed alle 5 rimisi alla vela. Durante tutto il giorno nelle ore antimeridiane del giorno successivo, regnarono venti leggieri variabili e poi S.W. teso che mi fecero fare poco cammino; poi, nel pomeriggio del 5, si mise vento da S.E. che mi permise di far rotta fino al tramonto del giorno 6 alla quale ora il tempo divenne minaccioso ed il vento cominciò a girare da destra verso sinistra fissandosi gagliardo al N.E.

Il bastimento era già col terzarolo di caccia e feci diminuire successivamente di velatura. Alle 23 e tre quarti si serrarono le gabbie alte, quando il marinaro Gambuzza Corrado, al numero 55227 di matricola, mentre rientrava dal parrocchetto, per affrettarsi troppo, come egli stesso dichiarò poi ai compagni che l’assistettero, cadde battendo prima sull’ammantiglio di trinchetto e poscia, sul castello di prua. Circa un minuto dopo, mentre l’Ufficiale in seconda accorreva a prora, fu gridato dalla vedetta del trinchetto “uomo in mare”.

Presi la direzione della manovra; orzai ma non potei controbracciare a poppa perché eravi ancora gente a serrare la gabbia superiore; già lancia era pronta ad essere ammainata, ma mi ritenni dal darne l’ordine perché da nessuna parte di poppa si era visto uomo in mare e sospettai che vi poteva essere un equivoco. Chiamata la mostra generale fu constatato che tutti erano presenti. Avevo intanto ordinato di accendere i fuochi a quattro caldaie. Feci rotta mantenendo una velatura un poco forzata per raggiungere più presto Port Mahon, distante allora circa 90 miglia.

Il rapporto del medRegia Nave Flavio Gioiaico circa il Gambuzza fu che v’era stata frattura del braccio destro e non era esclusa la probabilità di complicazioni. Dopo due ore, infatti, si manifestò la peritonite, che in breve trasse il Gambuzza in fin di vita.

Alle 02 e mezza del giorno 7 era spirato.

Il vento che accennava sempre a girare verso Nord assumeva la violenza di fortunale, il mare continuava grosso da N.E. e travagliava il bastimento sempre più man mano che si puggiava per far portare le vele. Alle 7 feci mettere in moto la macchina a 30 giri, ed alle 11, essendo il vento girato ancora a sinistra, e le grosse rollate minacciavano di cagionare avarie, feci togliere le vele e misi alla cappa a vapore prendendo il mare alla mura di dritta. Questa andatura ci avvicinava anche a Port Mahon, ove io contavo di poter sbarcare la salma del marinaio morto.

Al tramonto si avvistò il fanale dello scoglio Ayre e poiché il mare grosso da N.E. batteva in pieno sull’entrata di Port Mahon, non volli tentare l’entrata di notte e mi fermai a ridosso della Minorca a piccolissimo moto di macchina. All’alba di stamane ho diretto per questo porto, ove giunto alle 09:15 mi sono affrettato a telegrafare alla E.V. la disgrazia avvenuta.

Grazie alle pronte pratiche fatte dal nostro Agente Consolare Cavalier Feminas ho potuto oggi stesso sbarcare e dare sepoltura, con gli onori prescritti e con accompagnamento di Ufficiali e di gabbieri, alla salma del marinaio Gambuzza.

La partenza dell’unico postale settimanale mi impose di compilare in tutta fretta questo rapporto e non mi permette di aggiungere maggiori dettagli sulla traversata fatta. Dirò solo che, malgrado la disgrazia patita, lo spirito dell’equipaggio è eccellente ed il cattivo tempo sofferto ha contribuito a ritemprarvi l’energia. Certo, sarebbe stato più istruttivo per tutti se avessimo potuto, com’era mia ferma intenzione proseguire alla vela fino a qui. Gli allievi anch’essi si cominciano ad abituare alla vita di mare e si coglie ogni occasione per tenerli sempre in attività adoperandosi in quasi tutti i servizi di bordo. In quanto al marinaio Pittorino, di cui è parola in principio, non si può dir certo nulla di preciso, ma inclino a credere che riuscirà immune. Unisco un’esemplare dell’atto di decesso del marinaio Gambuzza Corrado. Accludo pure un lucido con la traccia della traversata fatta. Il Comandante.

Marinaio Gambuzza Corrado figlio di figlio di Giovanni e di Antonina Scollo, nato a Pozzallo il 7 giugno 1873 e morto a bordo della Regia Nave Flavio Gioia, a 20 anni e 6 mesi di età, il 7 dicembre 1894

Qualche anno dopo, il comandante Emilio Solari, futuro Comandante in Capo della Forza Navale Armata del Mediterraneo e Senatore del Regno d’Italia, con una rappresentanza dell’equipaggio della Flavio Gioia, pose due corone metalliche sulla tomba di Corrado quale segno di riconoscimento per il sacrificio della vita, obbedendo agli ordini, allo scopo di contribuire alla salvezza della nave in difficoltà per l’infuriare della tempesta.

©Antonio Monaca

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